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La Sinagoga di Biella

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La Sinagoga di Biella

Un piccolo scrigno nel cuore della città

Tra i tanti gioielli che custodisce Biella, c’è anche la piccola Sinagoga del Piazzo, che non conoscono in molti, e che grazie alla piccola comunità ebraica della nostra città, e soprattutto dalla presidente della Comunità Ebraica di Vercelli Rossella Bottini Treves abbiamo potuto non solo visitare, ma anche fotografare con il rispetto e la devozione che meritano questi luoghi sacri.
Va detto in premessa che Biella è tra le poche città piemontesi a conservare tutte e tre le testimonianze della presenza di una comunità ebraica: ghetto, sinagoga e cimitero israelitico.

È collocata al secondo piano di un edificio e come nella maggior parte delle Sinagoghe piemontesi secondo gli Statuti sabaudi precedenti all’Emancipazione del 1848, non manifesta all’esterno segni di pregio particolare o riferimenti simbolici che ne rivelino la destinazione, mimetizzandosi con il tessuto urbano circostante, costituendo quindi un esempio significativo e affascinante del sovrapporsi e mescolarsi di forme, arredi, linguaggi decorativi portati dal modificarsi degli eventi e dei climi culturali.

Il complesso di edifici delimitato a nord dal Vicolo del Bellone e a est dal Corso del Piazzo albergava ebrei fin dal 1351: un “Giacomino ebreo” era oste nel 1377; poco prima della metà dell’Ottocento la comunità raggiunse cento unità, fino ad arrivare ai nostri giorni con poco meno di una ventina di persone, aggregate alla comunità di Vercelli.

La Sinagoga pre-emancipazione di epoca settecentesca è situata nel borgo storico del Piazzo, nella contrada dove risiedevano gli ebrei, strettamente incuneata nel tessuto urbano.
Corti comunicanti e ballatoi collegavano i diversi ambienti interni, evitando il passaggio attraverso la pubblica strada, oggi le case che componevano l’antico insediamento sono state per la maggioranza vendute o trasformate: solo la Sinagoga rimane a testimoniare la presenza ebraica nella città.

La sinagoga di biella

Dal piccolo androne, percorrendo un corridoio e salendo due rampe di scale, si accede a un semplice vestibolo aperto e da qui alla Sala di preghiera rettangolare.
Sulla parete orientale vi è l’Aròn ha Kodesh (Armadio sacro) di fattura settecentesca, in legno scolpito e dipinto, è ornato da colonne tortili e da un coronamento che sostiene le Tavole della Legge, l’Aròn poggia su un basamento di marmo bianco, probabilmente più recente, con balaustre e candelieri.

Al centro della sala si trova la Tevah (il pulpito) del 1868 in noce intagliato a motivi vegetali, che occupa la posizione centrale tipica nelle sinagoghe piemontesi precedenti all’Emancipazione; in questo caso particolare i banchi del pubblico non sono rivolti ad essa bensì all’Aròn ha-Kodesh.

Sinagoga

Dal vestibolo una scala di legno conduce al soppalco, anch’esso in legno destinato al matroneo, o luogo di preghiera riservato alle donne, che è quindi separato dalla Sala di preghiera da una cortina lignea aperta in tre archi.
Il matroneo risulta essere la modifica più consistente nell’assetto funzionale e formale della Sinagoga, frutto della riqualificazione ottocentesca.
La volta è decorata con un affresco di gusto neoclassico e la pavimentazione in mosaico alla veneziana, anomala rispetto alle altre sinagoghe piemontesi, è datata 1893, che presumibilmente corrisponde alla conclusione dei lavori ottocenteschi di rifacimento.

Dalla volta pendono i lampadari in legno scolpito e dorato, probabilmente conservati dal più antico allestimento della sala, e durante gli ultimi restauri si è riportato alla luce uno strato pittorico nascosto che è stato possibile riproporre su tutte le pareti, mentre i banchi sono addossati alle pareti maggiori.
La piccola Sinagoga ci è apparsa come uno spazio semplice e raccolto, privo di decorazioni sfarzose, ma intriso della severa dignità di una Comunità ridotta eppure solida e attiva.
Il suo aspetto costituisce un esempio significativo e affascinante del sovrapporsi e mescolarsi di forme, arredi, linguaggi decorativi, portati del modificarsi degli eventi e dei climi culturali, e ci ha restituito la storia, la tradizione e la memoria dell’ebraismo biellese.
Consigliamo a tutti una visita, meglio ancora se accompagnati dalle attente e competenti guide che sono i pochi componenti della Comunità Ebraica della nostra città, nei pochi momenti in cui la Sinagoga è aperta, e con orgoglio e devozione, presentiamo questa nostra galleria fotografica.

Ma le sorprese non sono finite, e per onestà dobbiamo dire che non abbiamo potuto vedere con i nostri occhi quello che rappresenta essere una rarità assoluta, ovvero la presenza in questo piccolo luogo del Sefer Torah (libro sacro) più antico del mondo.
Se ne è molto parlato domenica 5 marzo 2016, in occasione della festa solenne del “Haknasat Sefer Torah”. Il libro, un tesoro dal valore inestimabile ritrovato per caso tra gli archivi, nascosto tra i volumi inutilizzati della piccola comunità ebraica ospitata nel famoso quartiere del Piazzo, è stato restaurato ed è ora custodito dalla comunità.

Il rotolo in lingua ashkenazita sul quale è trascritto il Pentateuco, che uno studio con il Carbonio 14, condotto dall’Università dell’Illinois, ha datato attorno al 1250, ha alle spalle una storia di almeno 800 anni ed un destino fortunato visto che rischiava di andare perso e invece è stato ritrovato e riportato agli antichi splendori grazie ad Amedeo Spagnoletto, maestro di fama mondiale e unico copista negli ultimi 150 anni ad aver trascritto a mano il Sefer Torah.
Un recupero durato più di un anno e mezzo, tra pulitura delle pergamene, cucitura di quelle lacere, ripristino delle lettere che presentavano cancellature o fenditure dell’inchiostro e il restauro con pasta di pergamena dei fori causati dai tarli.
Il Sefer Torah è stato infine rimontato sui suoi bastoni originali e “vestito” con tutti gli addobbi rituali, manto di broccato, corone (Ataroth) e medaglioni d’argento (Tass), e dopo le speciali benedizioni è stato riposto nell’armadio sacro della Sinagoga (Aron ha-Kodesh), da cui viene estratto per ogni funzione di culto ebraico.
Realizzato in pergamena e composto a mano da uno scriba (sofer), il Sefer Torah, che contiene i primi cinque libri dell’Antico Testamento, è l’oggetto di maggior valore conservato in una sinagoga e può essere utilizzato per le attività religiose solo se “kosher”, cioè integro e privo di imperfezioni.
La lettura avviene solo utilizzando lo Yad per seguire il testo ebraico e non deve essere toccato con le dita.
Prima del restauro, la Comunità ebraica di Vercelli, unitamente alla sua sezione di Biella, pur possedendo un cospicuo numero di antichi Sefarim, non poteva utilizzarne nessuno idoneo per il culto.

Potete vedere altre immagini in questa galleria fotografica

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