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Fuori porta

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Ogni tanto il Gruppo si concede qualche escursione al di fuori delle mura amiche. Del resto siamo in Piemonte, terra ricca di storia e diversità naturali e tradizioni antiche. In questa sezione potrete trovare i nostri scatti migliori.

In una calda assolata giornata di primo ottobre ci siamo immersi, in uno dei nostri “fuori porta”, nella placida atmosfera del Sacro Monte di Varallo. Ci siamo presi tutto il tempo necessario per ammirarne la Basilica e tutto il vasto complesso delle Cappelle che sono quasi tutte perfettamente conservate e restaurate. In questo reportage abbiamo scelto di inserire solamente le immagini del corpo centrale del Santuario, riservando alle Cappelle un momento successivo ed esclusivo. Dal sito sacrimonti.org: Sullo sperone roccioso che sovrasta la città di Varallo, sul finire del XV secolo il frate francescano Bernardino Caimi progettò una piccola Terra Santa. Egli fece costruire modesti edifici dall'aspetto rurale, che riproducevano i principali luoghi di Gerusalemme legati alla vita di Cristo, rievocando al loro interno gli episodi che vi erano accaduti, con statue e pitture, realizzate a partire dal 1486. Dal primo Cinquecento, con l'opera del grande artista valsesiano Gaudenzio Ferrari, le scene furono popolate da sculture tridimensionali, grandi come persone vere, con abiti colorati, barbe e capelli, inserite in ambientazioni dipinte avvolgenti e ed estremamente persuasive. Le espressioni naturali dei personaggi, il forte realismo delle rappresentazioni e lo studiato dialogo tra scultura e pittura intendevano coinvolgere il visitatore ed immergerlo nella narrazione, rendendolo partecipe del dramma sacro. A partire dal 1565 la struttura del Sacro Monte fu profondamente modificata dal progetto di Galeazzo Alessi, uno dei principali architetti del tempo, che disegnò per il committente milanese Giacomo d'Adda un ambizioso piano di rinnovamento del complesso. Il progetto di Alessi, illustrato in un volume manoscritto conosciuto come "Libro dei Misteri", fu realizzato soltanto in parte, ma costituì il punto di partenza per gli interventi dei vescovi della Diocesi di Novara in epoca di Controriforma. Sotto la regia di Carlo Bascapé (vescovo dal 1593 al 1615) e dei suoi successori, il Sacro Monte di Varallo si trasformò in un grande percorso di pedagogia spirituale, un catechismo illustrato con pitture e statue a grandezza naturale, che raccontavano la storia di Cristo in modo realistico e credibile, come tante istantanee di vita vera. Nel corso del XVII e XVIII secolo a Varallo operarono artisti e architetti di grande fama, come il Tabacchetti, i Fiammenghini, il Morazzone, Tanzio da Varallo, Giovanni d’Enrico, Pier Francesco Gianoli, Dionigi Bussola, Giovanni Battista Bernero e Benedetto Alfieri. Il Sacro Monte può essere considerato un parco-giardino, una grande via crucis campestre che si snoda sul pendio di una collina, ma ha anche l’aspetto di una città fortificata costruita su una ripida parete rocciosa, con la sua cinta di mura, la monumentale porta d'ingresso, le due piazze, quella civile e quella religiosa, che emulano quelle dell'antica città di Gerusalemme, palazzi porticati e teorie di colonne, veri palazzi e vere piazze. Non si tratta tuttavia di una città abitata da persone, ma da dipinti e statue (oltre ottocento): il Sacro Monte è insieme racconto sacro, teatro, arte, architettura, giardino e bosco.

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