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Valle Cervo

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Con i suoi 19 chilometri, la Valle Cervo è la seconda vallata del Biellese per lunghezza. È anche conosciuta come “Valle di Andorno”, ma per i Biellesi è la valle del Cervo, perché è l’impetuoso torrente che ne ha scolpito la storia e favorito lo sviluppo. La parte superiore della vallata è denominata “La Bursch”, che nell’antica parlata locale indicava la casa; si presenta spigolosa e aspra, offrendo segni evidenti dell’azione del manto glaciale. La vegetazione è composta da alberi di grande fusto quali i faggi ed i castagni, che offrono bellissimi scorci dai punti più panoramici. Nella parte bassa della vallata, sono ancora presenti i tanti stabilimenti industriali lungo il torrente.

 

I comuni della vallata sono:

Andorno Micca, Campiglia Cervo, Miagliano, Piedicavallo, Pralungo, Ronco Biellese, Rosazza, Sagliano Micca, Tavigliano, Ternengo, Tollegno, Zumaglia.

Il nome di Montesinaro compare per la prima volta nelle antiche carte nel 1468 solo descritto come semplice “locus”, forse nemmeno abitato in modo permanente. Con l’erezione del comune di Piedicavallo nel 1722 anche Montesinaro si staccò civilmente da Campiglia e divenne una frazione del nuovo comune, e il mutamento di indipendenza civile portò gli abitanti a staccarsi anche religiosamente dall’antica matrice. Nella visita pastorale del 1606 Montesinaro viene descritto come piccolo agglomerato di case abitate da una decina di famiglie, fino alla seconda metà di questo secolo non si hanno notizie dell’esistenza di un oratorio, quando nel 1674 un oratorio fu dedicato a S. Grato , tre anni dopo Antonio Valz Gris lascia in eredità al sopradetto tutte le sue sostanze con lo scopo di erigere una cappella per le funzioni festive (già funzionante nel 1681). Nel 1715 venne edificata la chiesa su disegno del Mastro Giovanni Pietro Magnani della valle. Nei nostri girovagare per il biellese, Montesinaro non manca mai, in qualsiasi stagione. Quest’anno avevamo anche una meta precisa: Ruers. Mai come in questo caso questo slogan diventa l’essenziale descrizione di un’attività. Ruers (perché le case del borgo sono disposte a “rovescio” rispetto al resto del paese) a poche decine di metri dall’imbocco del sentieri che conduce al monte Bo, significa recupero di abitazioni di montagna dismesse e il loro utilizzo all’interno di un’offerta di ricettività diffusa che, come racconta Marta Mossotti, l’anima e il cuore dell’attività assieme al compagno Renato, fonda la propria essenza sull’essenzialità e la tradizione della vita montana. Ruers ospita il pellegrino e il turista e li coccola con piatti della tradizione locale e montana: un’offerta essenziale di prodotti mai banali, dalle zuppe ai taglieri, perfetti per le colazioni rafforzate, le merende cenoire ma anche pranzi e cene in allegria. Insomma, un motivo in più per scoprire questa piccola frazione di montagna!

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